VOGLIO ANDARE A 100 ALL’ORA

Mi chiamo Silvia Nardacci,

Sono nata il 14 Novembre del 1993, quasi 25 anni fa, a Sezze, un paese in provincia di Latina, dove attualmente vivo con mio marito. Sono la seconda figlia e i miei sapevano già che sarei nata “almeno” labioschisi, del palato lo avrebbero scoperto solo alla mia nascita. La ginecologa di mia madre, molto scrupolosa, aveva capito che c’era qualcosa che non andava e le consigliò un’ecografia a Roma da un dottore che forse era l’unico, in zona, in quel momento, che faceva l’ecografia tridimensionale. Nonostante i miei fossero infermieri, non avevano una minima idea di cosa fosse la labioschisi o labiopalatoschisi e fu una doccia fredda per tutta la famiglia averlo scoperto. Mia Nonna materna, Teresa, che lavorava in ospedale anche lei, si attivò subito per cercare di capire come sarei nata, di come sarebbe stata la mia vita, attraverso conoscenze di persone che avevano passato esperienze simili. Lei per me è stata una seconda mamma, lei dava il cambio a mia mamma durante le mie degenze in ospedale, lei mi ha sempre trattato come se non mi fosse capitato nulla e forse perché, dopo tutto quello che ha subito nella sua vita, la nascita di una nipote come me era la cosa minore che potesse capitarle.

Insomma, nella “sfortuna” i miei ebbero, però, la fortuna di averlo saputo prima e aver avuto il tempo di informarsi e quindi, il 14 Novembre arrivò. Un’altra disavventura, però, mi attendeva. A causa di analisi errate su mia madre, alla mia nascita mi separarono subito da lei e mi trasferirono al Bambino Gesù, in isolamento, per accertamenti. Solo dopo 20 giorni di isolamento, fu chiarito che mia madre era sanissima e di conseguenza anch’io, e tornai a casa dalla mia famiglia.

Ho notato in seguito che mia madre non è stata l’unica mamma a tenere “nascosta” sua figlia, dalle persone curiose del paese, infatti sono stata battezzata a un anno e mezzo, avendo subito l’intervento di chiusura del labbro a 11 mesi.

Poi tutto il resto si sa, il protocollo eseguito da tutti gli altri bambini speciali come me, e poi un’altra diagnosi: ipoacusia bilaterale medio/lieve e la successiva protesizzazione a 7 anni. Mia madre era preoccupata per il fatto che non riuscissi a parlare bene e per questo ho fatto tanta logopedia, da quando pronunciavo le prime parole fino a 16/17 anni.

Non mi sono mai vergognata di avere questa patologia, ne di indossare gli apparecchi. E se notavo che qualcuno si sentisse a disagio accanto a me, avendo gli apparecchi, io li mettevo ancora più in risalto, proprio perché non c’è nulla da vergognarsi, perché se fosse così, anche tutte le persone che indossano gli occhiali dovrebbero vergognarsi ed essere guardate in modo strano?! Ed è proprio questo che spiegavo a tutti quei bambini che hanno provato a prendermi in giro e oltretutto avevano occhiali da vista!!!

Ho avuto due genitori fortissimi e mia sorella dalla mia parte, non mi hanno mai fatto sentire come una bambina da proteggere o compatire. Mia madre ci è sempre riuscita, infatti con lei ho tutt’ora un rapporto burrascoso ma speciale allo stesso momento, perché non capivo, da piccola, che alcuni comportamenti che aveva li aveva perché mi voleva bene; mio padre invece mi ha viziato parecchio; mia sorella, non è mai stata gelosa di me, nonostante le continue assenze da casa dei miei genitori per seguirmi nei vari interventi e controlli in ospedale. Sono sempre stata una bambina molto vivace e chiacchierona, ho sempre avuto la passione per gli animali, i quali però non erano tanto ben accetti dai miei genitori.

E ora, in famiglia, sono etichettata come “BRONTOLO” per il fatto che non sopporto le ingiustizie e per l’essere un po’ perfezionista, perché penso che se le cose devono essere fatte, si devono fare per bene. Ma un po’ ne vado fiera di questo mio lato del mio carattere e non nascondo di esserlo!!!

Il mio rapporto con i coetanei è stato sempre ottimo, a parte qualche caso sporadico, e, se vedevo qualcuno fissarmi, io gli andavo vicino e gli raccontavo tutta la mia storia e quel bambino diventava mio amico. 😀 …poveri bambini… ma almeno, con questa tecnica non mi prendevano in giro perché mi vedevano “forte”. È capitato che mi organizzassero anche delle feste di “Bentornata a scuola” dopo gli interventi; in particolare ho un ricordo bellissimo alle scuole elementari che ogni bambino aveva disegnato e colorato una lettera della parola “Bentornata” e l’avevano appesa fuori la mia classe.

La situazione è cambiata nel periodo del Liceo, un po’ per la piena adolescenza e un po’ per il fatto che iniziavo a relazionarmi con persone al di fuori del mio paese, dove tutti sapevano la mia storia, con realtà diverse e con persone che non sapevano nulla di me. Ho iniziato a farmi problemi, un po’ per il lato estetico, ma soprattutto per il fatto che su internet, tra le cause della labiopalatoschisi c’è anche fumo e alcool, e non volevo che pensassero che i miei fossero tossici o alcolisti.

Poi ho iniziato a farmi meno problemi, tralasciando che il mio naso non mi piaceva e mi piace poco anche ora, ma mio marito dice che è speciale e quindi mi convinco un po’ pure io.

All’età di 12 anni sono diventata Zia, di una bellissima bambina di nome Alessia, per tutta la gravidanza di mia sorella avevo un po’ di preoccupazione che nascesse come me, ma dopo la morfologica è stato appurato che Alessia sarebbe nata in forma. E così il 29 Gennaio 2006 nacque la mia prima nipote, che da piccola mi assillava di domande e mi chiedeva il perché del labbro sottile da un lato, del naso storto, del perché degli apparecchi ma non mi ha mai fatto pesare il fatto che quando la mattina mi sveglio e ancora non indosso i miei inseparabili auricolari, bisogna ripetermi le cose 300 volte ad alta voce. Lei che ha assistito a gran parte dei cambiamenti delle operazioni, mi dice che il naso va bene cosi e non ha bisogno di nient’altro. Il 9 Luglio 2010, è arrivato anche il nipotino, Gabriele, ma lui è arrivato nel mio percorso già quasi concluso e non mi ha mai fatto troppe domande, se non per gli apparecchi e anche lui come la sorella ha molta pazienza con me, soprattutto al mare, quando non li indosso…

Nel 2014, ho conosciuto un ragazzo meraviglioso, Mauro, la prima volta che siamo usciti insieme… nemmeno se ne era accorto che io avessi qualcosa, (il naso era come ora, ma il labbro superiore era ancora sgonfio su un lato e la mia cicatrice è evidente), mi chiedevo il perché non mi chiedesse niente, non ero abituata che qualcuno che non fosse del mio paese non mi chiedesse nulla. E infatti, dopo un po’ di ore, non ce la facevo più a trattenermi e gliene ho parlato io e lui mi ha giurato di non essersene proprio accorto. Da li ho iniziato a pensare che o è lui che era proprio tonto o che al Bambino Gesù avevano fatto un bel lavoro. Alla fine, ho scoperto che Mauro non è tonto. Sin da subito abbiamo capito che eravamo fatti per stare insieme e in nostro primo passo è stato andare a vivere insieme e prendere un cagnolino, Teo.

E il 15 ottobre 2017 ci siamo sposati, e siccome tra i miei e i suoi , siamo arrivati a 6 Nipotini, e sceglierne uno era impossibile, le fedi le ha portate lui….

Sono una persona dinamica, con mille idee in testa, tante cose da voler realizzare che mi servirebbe un’altra vita per poterle concludere tutte quante, ma cercherò di fare del mio meglio in quella che attualmente mi è stata offerta.

Sono attualmente iscritta all’Università di Roma Tre, alla facola di Scienze dell’Educazione, il mio obiettivo è lavorare all’interno di strutture che si occupano di persone che hanno difficoltà cognitive.

Spero di laurearmi il prossimo anno e di riuscire a realizzare una tesi che parla di quest’Associazione, BA.BI.S, perché credo che i temi affrontati qui possano essere per tutti uno spunto per aprire gli occhi su nuovi orizzonti.

Silvia Nardacci.

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