IL RUOLO DEI FRATELLI – “Ti proteggo senza che tu te ne accorga…” Come rendere funzionale la relazione tra fratelli di bimbi speciali

Il mio vissuto all’interno di BA.BI.S sia come Psicologa-Psicoterapeuta che come ex paziente mi ha fatto conoscere diverse realtà e diverse famiglie che si scontravano con il tema della Labiopalatoschisi o altre patologie.
Ho accolto tante paure e tante domande che mi hanno portato oggi a sviscerare un tema, già presentato da me in un open day di BA.BI.S., sul quale mi viene posta sempre la stessa domanda: “Dottoressa, a breve arriverà il mio bimbo/a affetto da LPS, come posso dirlo alla sorellina/fratellino? Quando e come parlargliene? Aspetto che nasca? Aspetto che mi faccia delle domande?”.
Mi piace rispondere a questa domanda facendo riflettere le famiglie sulle capacità emotive dei propri figli e su quanto spesso siamo noi adulti a vedere il “problema” dove in effetti di problema non si tratta. Mi spiego meglio.

Conoscere l’emotività dei propri figli è un buon punto di partenza, questo ci aiuta a trovare non solo il momento adatto, ma anche il modo ed il canale comunicativo adeguato per affrontare il discorso insieme.
Non esiste una risposta giusta a questa domanda o meglio; non sono di certo io in qualità di Psicoterapeuta a fornire la risposta o a dare “consigli”, ma esiste ciò che un genitore sente di dire o di fare nella misura in cui esso stesso è in grado di contenere e accogliere e sostenere le reazioni del proprio figlio.
Mi piace sempre ricordare ai genitori che una cosa fondamentale è dire sempre la verità, utilizzando ovviamente le parole adeguate alla fase del ciclo di vita in cui si colloca il bambino, questo vale per ogni cosa che accade in famiglia.
Sulla base di questa premessa si troverà sicuramente il modo ed il momento migliore per comunicare l’arrivo del nuovo membro “speciale”.
La verità è quasi sempre necessaria in tutte le famiglie in cui sono presenti degli eventi che portano dei cambiamenti alla struttura della famiglia stessa, siano questi eventi piacevoli o spiacevoli.
Alcuni genitori pensano di non dover dare spiegazioni agli altri figli, convinti che prima o poi capiranno da soli, mentre altri semplicemente tacciono perché non sanno come affrontare la questione e cosa dire.
La verità anche se taciuta, nel caso di un figlio nato con una malformazione craniofacciale, sarà naturalemente percettibile agli occhi del fratello, ma spesso esserne consapevoli non necessariamente implica l’accettazione dell’evento.
Ed è per questo importante, come ho scritto in precedentemente, trovare il tempo ed il modo adeguato al proprio figlio per spiegare cosa sta accadendo al nuovo arrivato.
I silenzi dei genitori, seppure in buona fede, non sono quindi sufficienti a tenere lontana la situazione del fratello dagli altri figli, perché, indipendentemente dall’età, anche quando i bambini sono incapaci di esprimere ciò che provano, avvertono la tristezza, la tensione e le preoccupazioni dei genitori, e se ne chiedono la ragione.
Per quanto riguarda il vissuto a livello psicologico da parte dei fratelli di bimbi speciali, ricordiamo sempre che la famiglia è un sistema in cui ogni membro influenza gli altri e contribuisce a determinare l’assetto generale.
Il vissuto di un fratello è nettamente differente dal vissuto dei genitori, questo perché la patologia si colloca all’interno di una fase del ciclo vitale ancora troppo immatura per comprendere la differenza di atteggiamento da parte dei genitori.
Ricordiamo inoltre, la differenza nelle attenzioni ricevute che sebbene sia inconsapevole da parte del genitore, alimenta spesso sentimenti di gelosia e rivalità nei fratelli.
La gelosia, è un sentimento quasi implicito nella relazione fraterna, ed entro certi limiti, non si connota negativamente, anzi spesso aiuta la relazione stessa.
Ciò che caratterizza il rapporto tra il bambino nato con una problematica e il fratello, è il nascondere questi sentimenti, lo scontro tra la gelosia e il senso di colpa a causa della percezione, da parte del fratello, di essere «cattivo», poiché è ingiusto e crudele invidiare un proprio fratello molto sfortunato.
Quando un fratello, inizia a provare tali sentimenti inespressi, associati al senso di responsabilità che «deve» assumersi, si sente costretto a cedere il «suo spazio» al fratello “più sfortunato”, spazio che inevitabilmente sentirà di doversi riprendere, magari in un’altra fase del ciclo vitale, attraverso probabilmente comportamenti disturbanti, specialmente in adolescenza, al fine di attirare l’attenzione su di sé.
È dunque importante all’interno del sistema famiglia, rendere tutti i membri consapevoli di ciò che accade, equidistribuire le emozioni in base ai ruoli ed alle fasi del ciclo di vita in cui si trova ogni membro, senza dover portare tutte le emozioni negative “sulle spalle” di uno solo, in quanto, quando vi è un evento sia piacevole che spiacevole in famiglia, tutti sentono il cambiamento e tutti sono tenuti ad accoglierlo ed elaborarlo secondo il proprio modo di essere.
Il dialogo, l’accoglienza ed il contenimento emotivo devono essere alla base di ogni famiglia, nello specifico in famiglie in cui vi è all’interno un bimbo con una particolare problematica, questo è essenziale al fine di rendere ogni membro partecipe di ciò che accade e di far sentire tutti uniti nel condividere questo evento che necessariamente porta ad un riassetto dell’intero nucleo familiare.

Dott.ssa Alessia Amatore,
Psicologa e Psicoterapeuta Familiare

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