Il coinvolgimento familiare nei bambini affetti da malformazioni congenite

coinvolgimento familiareParlando della relazione-madre bambino abbiamo sottolineato l’importanza dei messaggi inconsci che passano da tale relazione.

Grazie alle tecniche odierne è possibile, prima ancora che il bambino nasca, avere una diagnosi quasi precisa sulla malformazione del feto e questo permette ad un genitore di sperimentare ed elaborare precocemente le paure legate a questa nuova nascita.

Molti genitori tendono a sperimentare un grosso senso di colpa in quanto il primo pensiero è: “cosa ho sbagliato? Perché è capitato al mio bambino? La colpa è sicuramente mia!”.

Il senso di colpa è un sentimento del tutto normale in questi casi, ma tale sentimento dovrebbe con il tempo, grazie ad un supporto della famiglia e dei professionisti, essere estinto non solo per lo stato d’animo della madre ma anche per la relazione che pian piano si costruisce con il bambino che è in grado di svilupparlo a sua volta fin dai primissimi anni di vita, proprio a causa della funzione di mamma-specchio.

Tali messaggi passano al bambino di riflesso e il dolore, le paure e le insicurezze che sente la mamma, possono passare come messaggi di colpa nel bambino: “Mamma sta male a causa mia, sono io quello sbagliato”. È ovvio che si sta parlando di meccanismi che non si innescano volontariamente e che in momenti di dolore come la nascita di un bambino con una malformazione, non si riescono a sedare facilmente; per questo motivo è importante il supporto dell’intero nucleo familiare in grado di far sentire la mamma e il bambino accolti e protetti.

A questo proposito vorrei aprire una piccola parentesi sulla costruzione delle fiducia in se stessi, che è compromessa specialmente quando il bambino si sente diverso dagli “altri”: è importante una solida base familiare che faccia sentire il bambino sicuro di ricevere protezione e supporto, in modo da poter esprimere le proprie frustrazioni ed elaborarle insieme al nucleo.

Attenzione però a non far diventare il senso di protezione in oppressione: nonostante possa sembrare indifeso il bambino deve sperimentare anche dei fallimenti per poter sviluppare l’autonomia.

E’ difficile per un genitore vedere “cadere” il figlio specialmente se questo ha una patologia, ma è importante che il genitore sia da supporto e mai da ostacolo nella sua autonomia altrimenti oltre all’insicurezza data dal proprio aspetto fisico, svilupperà anche insicurezza nelle proprie capacità.

Nelle famiglie con base sicura, l’autonomia viene incoraggiata in modo evidente, ma non è mai imposta. Ogni passo segue il precedente in una serie di facili tappe.