LEGGI E IMPARA!

Salve a tutti.

Mi chiamo Marco, ho 17 anni e sono nato con la labiopalatoschisi bilaterale.
Premetto: non sono il tipo che racconta aneddoti della sua vita a tutti, ma sono stato convinto per questa volta a parlare delle mie esperienze e non userò mezzi termini, sarò molto coinciso.
Fin da bambino, i miei genitori (per fortuna) mi hanno sempre spiegato e rispiegato (perché si sà, i bambini fanno la stessa domanda anche 4.000 volte) cosa io avessi al naso e di cosa si trattasse .
Perso nel mondo fanciullesco, non davo peso al “mio problema”.
Un pomeriggio andai a fare la spesa al supermercato con mia madre. Curiosando nel reparto di giocattoli, ci si accostò una signora con suo figlio, mi guardò e disse: ” Vedi che strano naso ha questo bambino?”.
Mamma, che ve lo dico a fare, rimase senza parole, ma io non esitai un momento a rispondere con tono “SUPREMO”: “Il mio non è un naso strano, è un naso importante”.
Questa signora, sorpresa e disgustata dalla mia risposta e dal tono che usai, prese per mano suo figlio e se ne andarono a passo svelto.
Guardai mia madre: lei era sorpresa e sfoggiò un sorriso che solo le madri possono dare ai propri figli.
Diventando più grande, episodi del genere aumentavano.
Uscivo e avevo gli occhi dei passanti (quasi tutti, non è un’esagerazione) su di me; parlavo e ricevevo come risposta:”Eh? Non ho capito” oppure, quelle poche persone buone di cuore, mi dicevano: “Scusa, ero indaffarato, puoi ripetere tesoro?” (ovviamente erano libere, non avevano capito e per non stressarti l’anima ulteriormente ti dicevano una bugia per capire meglio).
Cresco e raggiungo le elementari: prime offese serie, prime bugie (“Cosa hai fatto al naso?”-“Bho? Non lo so”), PRIMA COTTA (
).
Già, la prima cotta. Bella tanto quanto sofferta però.
C’era una che mi piaceva. Insomma vado lì da lei, confessai il mio amore e le regalai un disegno.
Risposta?: “no guarda, parli male e non mi piace il tuo naso”.

Da quel momento, presi sul serio il mio problema, facendo partire le prime fobie e le prime paure.
Ma anche lì, fui più forte di loro.
Non mi sono fatto buttare giù da quelle 2 parole e poi mia mamma mi ha sempre detto che tutto si sarebbe risolto per il meglio.
Ad ogni cena con parenti e amici, ero io quello che offriva lo show e le risate (sono un tipo simpatico, scusate se me la tiro).
Passarono gli anni e andai alle medie.
Lì ricevetti il mio primo bacio, la mia prima relazione e il mio primo gruppo di “amici”.
Ma da lì incominciai anche a subire 1-2 interventi annui.
Siamo all’inizio del periodo adolescenziale, ossia cambiamento di fisico e, soprattutto, di carattere.
Nell’estate del 2015, il 30 luglio feci l’intervento più duro (finora) della mia vita: l’avanzamento della mascella .
Rimasi a casa per circa due mesi e, porca troia, faceva male. Molto male.
Ebbi la fortuna di conoscere la mia cara amica ” Depressione”.
Lei mi aiutò a perdere circa una ventina di chili e a far sudare gli occhi troppe volte nell’arco della giornata (
).
In tutto ciò, c’era di mezzo anche la questione “primo anno di liceo”.
Bene. Daje.
Paura portami via.
L’angoscia mi si mangiava vivo.
“E se per caso non mi capiscono quando parlo? E se per caso mi burlano? E se …Basta.”
Sono riuscito anche qui, da solo, a porre uno stop alle mie paure e a caricarmi mentalmente per affrontare la nuova avventura che mi attendeva.
Aho, non ci crederete, ma è filato tutto liscio come l’olio!
Entro in classe e mi ritrovo davanti 21 femmine e soli 3 maschi.

Porca troia, a bomba! Ormone, fatti coraggio!

Incominciai, pian piano, a farmi conoscere e legai subito con loro. Non ho mai avuto nessun tipo di problema con loro, mai.
Filava tutto liscio, fino al gennaio del 2016: i miei si separano.
Mondo cascato addosso, voglio morire.

:”Ehi Depressione, perché non rivieni a trovarmi? Stiamo insieme un pochino!”
Pochino un cazzo.
A febbraio dovetti fare un intervento per rimuovere la struttura che mi era stata impiantata nella mascella (per l’avanzamento …). Vado sotto i ferri abbastanza stressato per via della situazione in cui mi trovavo e volete sapere come mi sono svegliato? Con una bella amnesia.
(Questo mi è stato raccontato) Aprii gli occhi e non riconobbi nessuno,quasi nessuno all’inizio.
Totale blackout nel mio cervello.
Accendo il telefono e vedo messaggi da parte di una tizia che dicevano: “Amore come stai? Quando torni? Mi manchi, ti amo”.
Guardo mamma e le dico:” A mà, ma questa chi cazzo è e che vuole?”.
Con molta calma e pazienza,mi fece capire che io ero fidanzato.

Ah…e mo’? Che faccio?

Decisi di dirle la verità e tutto quello che mi era capitato.
Lei giustamente si incazzò e si sentì presa per il culo da me.
Io lì non potevo e non volevo (perché non me ne fregava nulla) dire e spiegare altro.
Torno a scuola circa due settimane dopo e rifeci nuovamente “il mio primo giorno di liceo”.
Passa il tempo e tutto stava tornando alla normalità.

Ed eccoci a febbraio 2017!
Nonna si ammala e 4 giorni prima del mio sedicesimo compleanno trovò la morte.
(Ero legato a mia nonna: lei mi ha cresciuto, lei mi ha vestito, lei mi ha lavato e lei era la prima persona che attendeva il mio ritorno a casa dall’ospedale dopo ogni intervento).
Arriva il mio compleanno e scordai l’importanza di quel giorno e con essa anche l’importanza della mia esistenza.
Mi sentivo abbandonato da lei nel bel mezzo della tempesta (a casa non passavamo un buon periodo: non andavo d’accordo nè con mio fratello nè con mia madre, tralasciando la figura paterna che io stesso avevo deciso di seppellire per ovvie ragioni).

Durante quel periodo ebbi legato con una ragazza in particolar modo: io passavo un periodo di MERDA e lei era quasi nella mia stessa situazione.
Non ascoltavo nessuno, non mi andava neanche di parlare con nessuno.
Facevo solamente tre cose: ascoltare rock e metal, suonare (batteria o chitarra), rispondere sempre presente alle chiamate d’aiuto di quella ragazza.
Voi ora vi chiederete: “ma come? non era diventato apatico, reietto?”.
Con lei non riuscivo a esserlo.
Lì scopii di avere dei poteri: aiutare e capire come risolvere i problemi.
Passò del tempo e mi dichiarai …senza ottenere alcun successo.
Arrivò l’estate e nessuno dei due si fece vivo.
Ad agosto feci un intervento che aspettavo da quando avevo 8 anni: ricostruzione del naso. L’ho superato alla grande e qui devo dare il merito a Mario Zama (che ormai ho etichettato come Zio Mario).
Mi ripreparo mentalmente e inizio il mio terzo anno scolastico.
Mi ritrovai in classe e c’era anche quelle ragazza: ci guardammo senza dirci “ciao” e tutto continuò fino a quando entrambi non trovammo il coraggio di parlarci.
Le conseguenze furono negative: iniziai a prendere giri stupidi e atteggiamenti vergognosi e sbagliati e incominciai a fare le “prime esperienze” (per prime esperienze intendo tutto, non fate i finti tonti).
In tutto questo, però, scoprii la passione verso la lettura e incominciai a scrivere qualcosina .
Spronato da mia madre e dal mio attuale professore di italiano, continuo a leggere e scrivere.
Passa del tempo e finalmente le cose incominciano ad aggiustarsi :vado bene a scuola, mantengo un equilibrio mentale stabile e trovo anche una giusta compagnia (
).
In tutto ciò ora mi ritrovo con una poesia e dei racconti scritti da me,con 3 canzoni fatte con la mia band, membro di un consiglio comunale e pieno zeppo di obbiettivi da raggiungere (dopo tanto, sono riuscito a pormi degli obbiettivi da raggiungere e rinnovare), ma la cosa di cui vado più fiero è la mia mentalità e la mia figura che ho costruito e che continuerò a modificare (bisogna sempre aggiornarsi, altrimenti si rischia di rimanere intrappolati nella morsa della monotonia).

Spesso leggo post del tipo “mio figlio non sa di avere la labiopalatoschisi ” o “non accetto che mio figlio sia nato così”.
Qui mi incazzo come una iena.
Carissimi genitori, se non avete mai fatto presente a vostro figlio del problema che ha, fidatevi … Non state facendo la cosa giusta.
Quindi tirate fuori le palle e spiegate la situazione come sta realmente, prima che altri lo facciano in maniera “volgare” (prese per il culo per esempio).
Riguardo alla questione di non accettare questa cosa …vergognatevi di averlo scritto e pensato perché non avete idea di cosa diventerà vostro figlio.

Ora con queste parole mi rivolgo ai miei “simili” coetanei e ai più piccini.
Ragazzi e ragazze, lasciatevelo dire con franchezza: non siamo normali.
Noi … Siamo…SPECIALI!
Non circondatevi di persone ignoranti e di stupide idee. Seguite gli idealisti, gli innovatori, i SOGNATORI.
I “normali” possono prendere “sempre 10 in tutto ciò che fanno”, ma noi siamo in grado di prendere 11.
Non permettete a nessuno di dire ciò che potete o non potete fare!
Vuoi cantare ? Fallo.
Vuoi suonare? Fallo.
Vuoi diventare un militare? Diventaci.
Vuoi fare l’università? Falla.
Vuoi fare il medico o l’infermiere? Ben venga.
Non abbiamo niente in meno rispetto agli altri, anzi… A dirla tutta abbiamo, chi una e chi due, cicatrici che ci rendono differenti dagli altri, che ci caratterizzano.

Ringrazio mia madre per avermi fatto così, altrimenti ora farei parte “del mondo dei normali”.
Ringrazio Zio Mario per sopportarmi e soddisfare ogni mia richiesta.
Ringrazio l’ospedale per avermi cresciuto forte.
Ringrazio ogni genitore che ha le palle quadrate.
Ringrazio chiunque ha la forza e il coraggio di tirare avanti e aiutare il prossimo.

Un saluto a tutti,

Marco

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